Rosarno è un piccolo comune calabrese, emerso nelle cronache nazionali e internazionali in seguito alla rivolta degli africani avvenuta nel 2010, che ha reso note le condizioni di vita e di lavoro degli immigrati impiegati nelle aziende agrumicole locali. A Rosarno, come in tante altre campagne d’Italia, sono migliaia i braccianti immigrati che raccolgono frutta e verdura di stagione. Lavorano a nero o con contratti irregolari, posti sotto il controllo di «caporali», alloggiano in abitazioni di fortuna, spesso lontane dai centri abitati.
Con una intensa ricerca sul campo, l’autrice si è immersa nella dura realtà quotidiana del lavoro agricolo, nei progetti di vita di questi lavoratori e nelle avversità che incontrano continuamente.
Non siamo davanti solo a uno straordinario reportage, perché Anna Mary Garrapa unisce l’inchiesta sociale alla ricostruzione della filiera economica di cui gli immigrati sono solo la parte più vulnerabile.
L’autrice non si limita a studiare il caso calabrese, ma si spinge fino in Spagna, nelle pianure che circondano Valencia. Le aziende di agrumi spagnole sono descritte come un modello competitivo e virtuoso, distante dalle difficoltà delle imprese calabresi. Eppure, le somiglianze tra le due realtà che Garrapa scopre sono illuminanti per permetterci di comprendere le tendenze della «rivoluzione agroalimentare» in atto.